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Il Riflesso del Cinema: La Notte

  • Salvo
  • 16 mar 2022
  • Tempo di lettura: 2 min

Rotten Tomatoes: 85 %

Voto The House: 8,4

Attualmente disponibile su: Rai Play



L’anima affonda indolente nel Martini, avvoltolandosi ben stretta nell’olivetta; poi guarda il mondo attraverso il vetro, quel mondo così strano, una città che cresce, rumori di un quotidiano smozzicato in poche parole e rifratto in mille rivoli che sognano facili guadagni, mille avventure: è tutta effervescenza, contorsionismo, realtà accartocciata su sé stessa. Strisciando tra le note di una orchestrina jazz, tra visi sconosciuti ma osservati da sempre, si accuccia poi accanto al suo dolore ripetendo solitaria “l’amore che strappa i capelli è perduto”, e continua “non resta che qualche svogliata carezza...”.


(Composizione, Mario Sironi)


Eppure, un tempo, si viveva in una Ogigia dei sensi e Calipso aveva il viso di Lidia (Jeanne Moreau), le sue movenze. La Dea arrestava il tempo, ma non la corsa di emozioni che portava fuori di sé, estasi di luce, rapina improvvisa, una "joie de vivre" in un quadro di Matisse. Si viveva, così, appesi agli occhi dell’altro, dimorando sotto le stelle, scambiandosi il corpo, donandosi nelle parole. Posto di tutti i posti, amuleto da portare con sé per ritornare a sé, un’isola speciale ma quanto mai banale, l’isola degli Innamorati. Difficile ora raggiungerla, non ha retto all’urto dei venti, a quello della tempesta; è in fondo al mare adesso, ma di un mare limaccioso ove tutto fluttua esile come ombra, un mare vischioso di quotidiano banale, neanche degno di diventare una piccola storia se non per denaro. “Dove sarà, adesso la Dea?”, dice tra sé e sé Giovanni (Marcello Mastroianni), e lo dice silenziosamente a Lidia, al suo corpo che non è più terra promessa, campo da coltivare, cielo da contemplare.



Ah, mistero dell’amore, quando un tempo ci si chiedeva perché io, perché tu e perché noi ed ora, invece “Non l’amo più”. Dove sarà quel luogo di promessa, ripete ancora, in cui cibarsi di ambrosia pregando di amare non l’amore ma quella donna, la Donna; e quel tempo in cui l’innamoramento si sarebbe consegnato docile all’amore per sostenere insieme le prove della vita e non saggiare la sua insipida pochezza? Difficile attizzare fuochi dai carboni spenti, l’acqua sopra versata una volta sfrigolava furente, ora è indifferente malinconia, troppo poco anche per un minimo lucore. Ci si crede, forse no; le mani cercano un corpo non desiderato, semplicemente un corpo, semplicemente sesso nelle prime ore del mattino. La città si costruisce, l’amore viene raso al suolo.


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