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Il Riflesso del Cinema: "Giù la Testa" (Parte 2)

  • Salvo
  • 3 mar 2022
  • Tempo di lettura: 2 min

Rotten Tomatoes: 92 %

Voto The House: 9,3

Attualmente disponibile su: Tim Vision / Amazon Prime Video / Now / Rai Play



… e ci si chiede, allora, quale sia il luogo più opportuno per consumare un tradimento. Verrebbe da rispondere la Notte, perdendo di vista il suo essere convenzionalmente un intervallo di tempo piuttosto che un luogo o, tutt’al più, una metafora di un confuso stato d’animo.

Villega osserva la fucilazione dei suoi compagni all’interno della cabina di un camion, vicino al suo carnefice; naturalmente è notte ed il cielo si riversa in una pioggia continua quanto monotona. Sono schierati contro il muro le prossime vittime, l’inerme massa dei Poveri e degli Idealisti (gli Opportunisti, in genere, accidentalmente muoiono durante le Rivoluzioni), gli agnelli il cui sangue continua a riversarsi nel Tempo a creare oceani su cui galleggiano incerti i regni e le nazioni di questo mondo.





Entra in scena quindi il Potere, con le sue fila ordinate di soldati i cui passi, i gesti, sono scanditi dall’inflessibile quanto monotono ritmo dei comandi; fa piacere, al Potere, proprio in questi momenti, quando la Vita è messa davanti alla Morte, sacralizzarsi come necessaria Razionalità contro le fughe centrifughe, i moti sconnessi, le rivolte irrazionali. A ragione si elimina chi turba l’esistente e con ragione si razionalizza l’operazione perché siano minimizzate quanto più possibile le inutili perdite di tempo o gli inutili movimenti senza scopo; che siano ottimizzate, senza troppo dolore, le operazioni di giustizia capitale, magari si aumenti il numero di vittime per unità di tempo. Sul muro che presto accoglierà gli ultimi istanti di vita diligentemente è perfino contrassegnata in linea verniciata con il nero l’esatta posizione che dovrà accogliere il condannato per rendere ottimale lo spazio; che squisitezze, che premure quando il Potere mostra il lato peggiore di sé durante la sua gestione ordinaria!


(Aspettando l'esecuzione, Andre' Masson)


A vederlo bene, il tutto sembra un adamantino ingranaggio neanche tanto creato dall’uomo ma come disceso dall’Empireo, tutto algido pensiero e pochi interstizi in cui possa insinuarsi un sentimento. Gli ordini amimici da una parte, scanditi piatti per creare routine (e la routine, si sa, non fa pensare), l’andirivieni delle spazzole del tergicristallo che svelano impudiche il mesto viso di Villega, da dietro il vetro e la pioggia che scende a malinconico ritmo si legano tra loro in una composizione poliritmica che impressiona per l’assenza di significato poiché il quel momento non si fa l’Uomo.


(Trionfo della morte, Pieter Bruegel)


Lo intuisce il dottore, nell’ultimo e limitato confine in cui si può essere ancora vivi per sé e per gli altri; la realtà gira disarmonica non per sua colpa ma per la follia degli uomini. Seduto sulla sua scomodità esistenziale, da dietro un vetro, egli osserva al buio il meccanismo che anche lui ha contribuito a generare e nutrire; segue la scena illuminata dalla luce fredda dei fanali, il suo dispiegarsi come fosse la scena di un film, un film dentro il Film. Il tutto ci suggerisce, forse, che la vita degli uomini è uno smunto caleidoscopio di ombre e per questo si presta bene ad essere raccontato dal Cinema.


Autore: Salvo

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